Penelope Discendeva da parte di padre dal grande eroe Perseo
Attese per vent'anni il ritorno di Ulisse, partito per la guerra di Troia, crescendo da sola il piccolo Telemaco e evitando di scegliere uno tra i Proci, nobili pretendenti alla sua mano, anche grazie al famoso stratagemma della tela: di giorno tesseva il sudario per Laerte, padre di Ulisse, mentre di notte lo disfaceva. Avendo promesso ai proci che avrebbe scelto il futuro marito al termine del lavoro, rimandava all'infinito il momento della scelta. L'astuzia di Penelope, tuttavia, durò meno di quattro anni a causa di un'ancella traditrice che riferì ai proci l'inganno della regina. Lo stratagemma della mia Penelope è quello di realizzare la coperta con i ferri a mano anziché con il telaio in modo da allungare i tempi i Proci da me raffigurati, 4 uomini truccati da donne e 4 donne truccate da uomo, rappresentano la modernità dei nostri tempi dove la bisessualità non è più un tabù.
Presso quasi tutti popoli dell’antichità ai prigionieri di guerra veniva riservata una di queste due sorti: o erano uccisi o divenivano schiavi. Anche i Romani usarono considerare schiavi i prigionieri di guerra. Essi erano proprietà dello Stato, che aveva la facoltà di venderli ai cittadini privati. Le migliaia e migliaia di prigionieri catturati dai Romani durante le loro guerre di conquista aumentarono via via il numero degli schiavi. Si calcola che nel primo secolo avanti Cristo nella Repubblica romana ve ne fossero quasi due milioni. A Roma esistevano però anche degli schiavi che non erano prigionieri di guerra. Secondo la legge romana si consideravano infatti schiavi anche i disertori e coloro che non pagavano i propri debiti. Questi ultimi divenivano addirittura schiavi dei loro creditori.
"Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, allora piangerà mezza Roma!"
Così esclamò il tribuno che si apprestava ad uccidere Messalina.
Figlia di Domizia Lepida e di Marco Valerio Messalla Barbato (nipote di Ottavia Minore, sorella di Augusto), Messalina nacque in una famiglia patrizia imparentata con la casa Giulio-Claudia.
Giovane e inquieta, Messalina non amava molto la vita di corte; conduceva invece un'esistenza trasgressiva e sregolata. Di lei si raccontarono (e si narrano tuttora) le storie più squallide: che avesse imposto al marito di ordinare a tutti i giovani e bei sudditi di cederle, che avesse avuto relazioni incestuose con i fratelli, che si prostituisse nottetempo nei bordelli (postriboli) sotto il falso nome di Licisca dove, completamente depilata, i capezzoli dorati, gli occhi segnati da una mistura di antimonio e nerofumo, si offriva a marinai e gladiatori per qualche ora al giorno.[2]
(Fonte Wikipedia)